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Palizzi Superiore.
Il nome di questo piccolo centro storico, dal greco polìscin, pare significhi “luogo ombroso”. Palizzi raggruppa tutti gli elementi dei borghi delle favole: un castello posto su una rupe, un
borgo medievale ai suoi piedi e un ponte a sella d’asino che fin dal Trecento sovrasta un corso
d’acqua. Documentato per la prima volta nella metà dell’XI secolo, tra i beni del monastero
di Sant’Angelo di Valle Tuccio, Palizzi figura, alla fine del secolo successivo, tra i casali della
contea di Bova. Nel 1322 il feudo fu venduto da Bartolomeo Busca a Guglielmo Ruffo di
Calabria, conte di Sinopoli, possidente di un vasto tenimento che comprendeva gran parte
della Calabria Meridionale. Alla sua morte, il nipote Antonello dovette spartire il baronato
con lo zio Folco, generando così il ramo dei Ruffo di Palizzi-Brancaleone, sopravvissuto
per quattro generazioni, non senza bruschi intervalli, determinati dai contrasti dinastici
tra Angiò e Aragona. Nel 1479 Palizzi era in mano a Bernardino Maldà de Cadorna ma già
nel 1498 tornò ai Ruffo, a cui si devono i lavori sul fianco nord orientale del castello, dove evidenti sono i segni delle novità architettoniche, importante nel Regno di Napoli da Francesco Giorgio Martini e Bernardo Rossellino. Il matrimonio di Geronima Ruffo e Alfonso de Ayerbo d’Aragona nel 1505, inaugurò una ripetuta serie di avvicendamenti dinastici che videro il baronato passare prima a Troiano Spinelli, poi di nuovo agli Ayerbo d’Argona e quindi nel 1580 ai Romano di Messina. Spetta a Giacomo Colonna Romano l’inserimento dello stemma araldico che campeggia all’ingresso del castello, posto forse al termine di una campagna di restauri. Proprietà degli Arduino di Messina dal 1666, la terra di Palizzi fu venduta nel 1751 ai De Blasio, i quali la mantennero fino al 1806, apportando notevoli ristrutturazioni al castello, che in parte definiscono l’aspetto attuale. L’imponente edificio sovrasta un borgo colmo di atmosfere medievali. Vicoli strettissimi e infinite gradinate conducono alla piazza principale dove si affaccia la Chiesa di Sant’Anna. Al suo interno si custodisce un interessante corpus di statue di santi e madonne, tra cui la scultura lignea della santa titolare, commissionata nel 1827 dall’ultimo barone di Palizzi, Tiberio De Blasio.
In fondo all’abside si staglia la statua in marmo di Sant’Anna e la Madonna, tra le prime opere a tutto tondo sopraggiunte nella diocesi di Bova, entro lo scadere della seconda metà del Cinquecento. Dello stesso periodo, ma di matrice artistica diversa, è la cupola che si innesta nella navata sinistra, testimonianza della persistenza architettonica bizantina, chiaramente percettibile all’esterno nell’uso del coccio per alleggerire la struttura. In questa parrocchia, il vescovo Stavriano, istituì (1574) la prima comunia latina della diocesi, alla quale devolvette tutte le proprietà delle chiese di Palizzi. Vi potevano entrare a far parte solo chierici latini. I greci, così esclusi e ridotti in miseria, sopravvissero dedicandosi all’agricoltura e alla pastorizia. Morirono lasciando eredi che mai si sognarono di succedere al ministero dei genitori, irrimediabilmente sconfitti dagli eventi.
Domenica 27 settembre 2020 – Ore 10.30
Incontro con la Guida all’Ingresso del Borgo.
Numero Massimo Partecipanti: 40
Al termine della visita guidata sarà possibile degustare i prodotti enogastronomici della Calabria Greca nei ristoranti/locande/agriturismi presenti nel Borgo ad un prezzo fisso di € 15,0 a/persona
Iscriviti al seguente link:
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